3° intervento del gruppo ex Banca Mediterranea con Michele De Bonis alla penultima assemblea dei soci Unicredit dell’11.05.2013 a Roma
3° intervento del gruppo ex Banca Mediterranea con Michele De Bonis alla penultima assemblea dei soci Unicredit dell’11.05.2013 a Roma

3° intervento del gruppo ex Banca Mediterranea con Michele De Bonis alla penultima assemblea dei soci Unicredit dell’11.05.2013 a Roma

3° intervento del gruppo ex Banca Mediterranea con Michele De Bonis alla penultima assemblea dei soci Unicredit dell’11.05.2013 a Roma

 
La sintesi del 3° intervento della minoranza ex Banca Mediterranea con l’incaricato Michele De Bonis nel 2° Rapporto “I Lucani sulla catastrofe all’Unicredit” settimanale Controsenso (III Parte 2013)

 

segue
IL TESTO INTEGRALE DEL 3° INTERVENTO DELLA MINORANZA INVIATO ANCHE A IGNAZIO VISCO GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA E A GIUSEPPE VEGAS PRESIDENTE DELLA CONSOB

ASSEMBLEA DEI SOCI UNICREDIT SPA – ROMA sabato 11 MAGGIO 2013
3° Intervento del gruppo di minoranza ex Banca Mediterranea con Michele  De Bonis
da riportare integralmente nel verbale d’assemblea al 1° punto dell’ordine del giorno:

Approvazione bilancio individuale di Unicredit spa 2012, riclassificazione riserve di patrimonio netto e riesposizione delle cd. Riserve negative; presentazione del bilancio consolidato del Gruppo Unicredit  2012; integrazione della riserva legale; eliminazione delle c.d. riserve negative per le componenti non soggette a variazioni mediante copertura delle stesse in via definitiva, riallocazione della perdita 2011

 – – – – –

Ad integrazione di quanto rilevato poc’anzi da Vittorio Brienza e Gianpaolo Di Lucchio, va affermato che nelle crisi finanziarie ed economiche concorrono le condotte delle banche anche:

  1. quando esse enfatizzano l’attività finanziaria a discapito di quella creditizia, con lo stabile e cospicuo investimento in titoli di Stato (facilitato dalle anticipazioni della BCE a basso costo, con la conseguente possibilità di lucro sul differenziale di interessi);
  2. quando le banche cercano di compensare la perdita di redditività sulle operazioni di credito con attività di finanza speculativa ad alto rischio, tra cui vi sono gli strumenti derivati.

In merito al 1° punto sull’enfatizzazione dell’attività finanziaria, l’esposizione del Gruppo Unicredit per titoli di debito emessi da Entità statali ammonta a 93.766 milioni di euro ai valori del bilancio 2012, di cui 40.797 milioni di euro relativi all’Italia (cfr. tabella delle esposizioni dei titoli sovrani a pagina 353 del volume di bilancio consolidato consegnato ai soci nell’assemblea odierna).
Mentre si comprende bene il sostegno arrecato dal Gruppo Unicredit alle emissioni di Germania (20.604 milioni di euro), nonché a quelle di Austria (4.636 milioni di euro) e Polonia (8.667 milioni di euro) per ragioni di significativa presenza nei rispettivi territori e mercati, si comprende meno il sostegno prestato a Repubblica Ceca (2.591 milioni di euro), Turchia (3.504 milioni di euro) ed Ungheria (1.397 milioni di euro) e si comprende ancor meno il sostegno assicurato alla Spagna (1.416 milioni di euro): qualche miliardo in meno di titoli di Stato e qualche miliardo in più in operazioni di credito avrebbe sicuramente giovato ad imprese e famiglie italiane, che nell’assemblea odierna l’amministratore delegato Federico Ghizzoni ha richiamato nella sua esposizione odierna e nella relazione al bilancio.
Nell’interbancario Unicredit è prenditore netto di fondi (lo sbilancio tra crediti e debiti verso banche ammonta a 42.930 milioni di euro al 31 dicembre 2012) e finanzia  anche l’acquisto di titoli di Stato: i debiti verso Banche Centrali, nascenti verosimilmente da questa causale, ammontano a 36.349 milioni di euro.
Per connessione di materia la gestione complessiva del Gruppo Unicredit nel 2012 ha assorbito liquidità per 2.225 milioni di euro, a differenza del precedente esercizio 2011 in cui era stata creata liquidità per 3.292 milioni di euro (cfr. tabella rendiconto finanziario consolidato con metodo indiretto a pagina 94 del bilancio consolidato di Gruppo).

In merito al 2° punto sopra citato, riguardante la compensazione della perdita di redditività delle banche sulle operazioni di credito con la finanza speculativa ad alto rischio, va posta attenzione sulla croce (senza) delizia degli strumenti derivati.
Gli specifici derivati di copertura dal lato dell’attivo ammontano a 17.691 milioni di euro al 31 dicembre 2012, mentre erano 13.651 milioni di euro nel precedente esercizio 2011, per valori nozionali di 190.157 milioni di euro nell’esercizio 2012 rispetto a 107.669 milioni di euro nel 2011 (cfr. informazioni sullo stato patrimoniale parte B ATTIVO sezione 8 voce 80 tabella 8.1 “derivati di copertura: composizione per tipologia e livelli” alla pagina 184 del bilancio consolidato).
Dal lato del passivo gli stessi derivati di copertura ammontano a 14.540 milioni di euro al 31 dicembre 2012, mentre erano 11.907 milioni di euro nel passato esercizio 2011, con valori nozionali di 140.181 milioni di euro nel 2012 rispetto a 101.806 milioni di euro nel 2011 (cfr. informazioni sullo stato patrimoniale parte B PASSIVO sezione 6 derivati di copertura voce 60 tabella 6.1 “derivati di copertura per tipologia e livelli” alla pagina 230 del bilancio consolidato).
Il risultato netto dell’attività dei derivati di copertura è stato negativo per 133,7 milioni di euro nel 2012 rispetto a quello positivo di 105,8 milioni di euro nel 2011 (cfr. voce 90 conto economico alla pagina 90 del bilancio consolidato).
Invece gli altri derivati finanziari ammontano, dal versante dell’attivo, a complessivi 81.814 milioni di euro al 31 dicembre 2012, mentre erano 90.443 milioni di euro nel 2011 (cfr. informazioni sullo stato patrimoniale consolidato parte B sezione 2 voce 20 tabella 2.2 “attività finanziarie detenute per la negoziazione: composizione per debitori/emittenti” alla pagina 172 del bilancio consolidato), a fronte di valori nozionali di 1.747 miliardi di euro, di cui 27,6 miliardi di euro con clientela (cfr. informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura parte E sezione 1 punto n.2 “strumenti finanziari derivati di negoziazione con la clientela” alla pagina 376 del bilancio consolidato).
Dal lato del passivo i derivati di questa tipologia finanziaria ammontano a 83.016 milioni al 31 dicembre 2012, mentre erano 92.029 milioni di euro nel 2011, per valori nozionali di 1.497 miliardi di euro nel 2012, di cui 23,2 miliardi di euro con clientela, rispetto a 628,3 miliardi di euro (cfr. parte B sezione 4 voce 40 alla pagina 227 del bilancio consolidato e cfr. pure la successiva pagina 376).
Il risultato economico dei citati derivati finanziari espone un profitto netto di € 805 milioni di euro al 31 dicembre 2012 (cfr. informazioni sul conto economico consolidato parte C sezione 4 voce 80 alla pagina 254 del bilancio consolidato).
Per quanto concerne il complesso dei valori nozionali, di cui ai contratti in essere degli strumenti derivati, esso ammonta a 3.292 miliardi di euro tra attività e passività finanziarie ed evidenzia che il 36% circa dei contratti ha vita residua da oltre un anno e fino a cinque anni, mentre il 26% circa degli stessi contratti ha durata residua superiore a cinque anni (cfr. parte E tabella A.9 “vita residua dei derivati finanziari OTC: valori nozionali” alla pagina 412 del bilancio consolidato).
Ci si chiede: dai contratti dei derivati finanziari sottoscritti ed indicati in bilancio quali conseguenze positive e negative in termini economici, finanziari e di liquidità possono derivare al Gruppo negli anni a venire? E questo non è un quesito che ispira tranquillità, anche alla luce dell’atteggiamento sempre più severo dell’Autorità Giudiziaria nelle controversie intraprese da prenditori di prodotti della specie, quando il comportamento della banca venditrice sia apparso non del tutto limpido.
Qualche perplessità suscitano poi le operazioni di derivati finanziari quando intercorrono tra banche dello stesso Gruppo Unicredit, quali che siano le garanzie prestate e ricevute (cfr. operazioni infragruppo citate nel bilancio individuale in merito al margine di intermediazione alla pagina 25 ed a proposito delle informazioni sulle transazioni con parti correlate nella parte H alla pagina 259).
Si domanda ai vertici di Unicredit: quale opportunità, necessità e convenienza può riscontrarsi in operazioni di strumenti derivati finanziari, specie quando effettuate nell’ambito di società controllate del Gruppo Unicredit?
Va evidenziato che queste operazioni strutturate sono troppo complesse per chi non è addetto ai lavori, ma può comunque ritenersi che attraverso contratti della specie sia possibile trasferire costi e ricavi, attività e passività tra due entità del Gruppo Unicredit secondo la situazione contingente, civilistica o fiscale di una di esse o di entrambe, modificandone i profili patrimoniale, finanziario, economico.

Passando in ultimo a trattare il conto Partecipazioni, tra i titoli di capitale valutati al costo risulta iscritta la partecipazione in Banca d’Italia per 284,5 milioni di euro (cfr. voce 40 sezione 4 e le note sotto la tabella 4.1 “attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione merceologica” a pagina 97 del bilancio individuale).
Nulla ci sarebbe da osservare se non che nel precedente bilancio consolidato 2011 del Gruppo detto assett figurava esposto tra le Partecipazioni rilevanti di cui all’articolo 125  Regolamento Consob n. 11971 del 14.05.1999, con una percentuale di possesso indicata nel 22,11% tramite Unicredit spa e con una uguale percentuale di diritto al voto.
A parte ciò, salvo svista, nel bilancio consolidato 2012 del Gruppo Unicredit tale assett non risulta più appostato o comunque, se incluso nella corrispondente voce, non evidenziato e, fatti salvi mutamenti di normativa di cui non si è a conoscenza o ragioni di opportunità, non si comprendono i motivi del cambio intervenuto nel conto di appostazione (da Partecipazioni a Titoli disponibili per la vendita) ed i motivi della mancata enunciazione nel bilancio consolidato di tali titoli, di cui peraltro non sono note intenzioni di vendita.
Le imprecisioni però non terminano quì.
Il riferimento 2011 al diritto di voto pari al 22,11% appare al tempo stesso esatto (non ci sono quote sterilizzate ai fini del voto) ed errato, giacché l’articolo 9 dello statuto della Banca d’Italia limita oggettivamente il diritto al voto dei Partecipanti, in ragione inversa all’entità della partecipazione, prevedendo che ciascun partecipante non ha diritto in alcun caso a più di 50 voti e pertanto Unicredit ha diritto soltanto a 50 voti, pur avendo 66.342 quote, al pari della concorrente Banca Intesa San Paolo che ne possiede 91.035.
Inoltre, facendo salvi mutamenti normativi intervenuti e non noti (o ragioni di opportunità), non sembra giustificata la contabilizzazione al costo della partecipazione in Banca d’Italia sia perché il dato rifletterebbe transazioni nella gran parte assai remote, sia perché vi è grande distanza tra il costo della partecipazione ed un accettabile fair value al patrimonio netto.

Grazie per avermi ascoltato.