Controsenso 13.7.2013 – V Parte del 2° Rapporto
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Continuazione del precedente articolo del 6 luglio 2013

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13 luglio 2013

I LUCANI SULLA CATASTROFE ALL’UNICREDIT 

V Parte 2013 – Le risposte date dall’Amministratore Delegato di Unicredit
ai quattro interventi svolti dalla minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea

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Dopo i servizi riportati nei quattro precedenti numeri del 15, 22, 29 giugno e del 6 luglio 2013 il settimanale Controsenso conclude l’informazione sulla posizione assunta dal gruppo dei soci di minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia l’11 maggio 2013 a Roma nell’assemblea degli azionisti Unicredit, che è stata presieduta per la prima volta da Giuseppe Vita, subentrato a Dieter Rampl lo scorso anno nella carica di Presidente.

In questo numero sono riportate le risposte (pagine 149-161 verbale ufficiale) che l’Amministratore Delegato Federico Ghizzoni ha dato ai quattro interventi svolti in maniera coordinata dai lucani Vittorio Brienza (pagine 88-95), Gianpaolo Di Lucchio (pagine 95-101), Michele De Bonis (pagine 101-108) ed Elman Rosania (pagine 108-116), quest’ultimo da oltre dodici anni alla guida del citato gruppo di minoranza nella complessa vertenza risarcitoria contro Banca di Roma/Capitalia, dal 2007 Unicredit, per i gravi danni ricevuti a seguito della contestata ed “ingiusta” fusione per incorporazione della Banca Mediterranea varata a maggioranza nel 2000.

I componenti lucani comunque in sede di replica (pagine 164-166) si sono dichiarati «insoddisfatti delle risposte fornite (o non fornite) dai vertici di Unicredit».

 RISPOSTE DI GHIZZONI A BRIENZA (pagg. 149-153)

1) Sulla costante riduzione nell’ultimo quinquennio dei prestiti alla clientela (scesi di 65,3 miliardi di euro, da 612,4 miliardi di euro nel 2008 a 547,1 miliardi di euro nel 2012), Ghizzoni ha osservato «che negli ultimi anni tale riduzione si è rivelata purtroppo come normale in un contesto recessivo quale quello che continua ad interessare l’Italia e che riguarda in generale l’intero sistema bancario, anche a fronte di una forte contrazione della domanda. Tale dinamica non si registra nelle economie in crescita, come il Centro-Est Europa, ove i volumi di concessione del credito da parte del Gruppo Unicredit sono in crescita».

2) Sul tema della liquidità l’Amministratore Delegato ha evidenziato che «il Gruppo Unicredit è molto attento a rafforzare la sua posizione di liquidità, focalizzandosi peraltro più sulla crescita dei depositi e delle altre fonti di raccolta diretta piuttosto che sulla riduzione degli impieghi».

3) Su eventuali strategie di impieghi finanziari a maggior redditività, come gli strumenti derivati o minore rischiosità come i titoli di Stato (questi ultimi sommano 93,7 miliardi di euro), Ghizzoni ha affermato «che il Gruppo non svolge attività di trading in derivati e che la Banca si sta focalizzando da diversi anni sull’attività bancaria commerciale al servizio della clientela, così come previsto dal Piano Strategico di Gruppo, mentre l’ammontare del portafoglio relativo ai titoli di Stato è rimasto stabile nel tempo».

4) In merito al tema sollevato da Brienza sui crediti deteriorati (sofferenze, incagli, ristrutturati e crediti scaduti), che «con un’impressionante progressione hanno raggiunto in Unicredit la colossale somma di 79,7 miliardi di euro nell’esercizio 2012 rispetto ai 72,5 miliardi di euro nel 2011 (o 69,8 miliardi di euro come ricostruiti ex principi IFRS5, Ghizzoni ha ricordato che «in Unicredit i processi di erogazione e di gestione del credito sono specializzati per segmento di clientela, al fine di applicare logiche di valutazione del merito di credito il più possibile coerenti con la tipologia di rischio», osservando peraltro che «nessuno è immune da errori». Al riguardo va rammentato che Brienza nel suo intervento assembleare aveva espresso grande preoccupazione per i consecutivi risultati negativi di Unicredit negli ultimi cinque esercizi dal 2008 al 2012, riferendosi tra l’altro ai 34,5 miliardi di euro di rettifiche per la svalutazione dei prestiti dati alla clientela (di cui nel 2008 3,700 miliardi di euro, nel 2009 8,313 miliardi, nel 2010 6,892 miliardi, nel 2011 6,025 miliardi e nel 2012 9,613 miliardi), nonché all’altra gigantesca somma di 49,4 miliardi di euro di rettifiche complessive per svalutazioni (incluse immobilizzazioni materiali ed immateriali e finanziarie); senza tralasciare i 4,5 miliardi di euro di cancellazioni prodotte nel solo esercizio 2012 che hanno bruciato altre importanti risorse di Unicredit, concorrendo «a deprimere i saldi lordo e netto delle sofferenze» attestate a 44,3 miliardi di euro nel 2012.

5) Sulla costante diminuzione negli ultimi cinque esercizi 2008-2012 del personale del Gruppo Unicredit, ridotto di ben 18.165 unità (da 174.519 dipendenti nel 2008 a 156.354 nel 2012, con indice negativo -10,4%, di cui 4.006 unità tagliate nel solo esercizio 2012) e sulla contrazione della rete bancaria nello stesso quinquennio di 929 sportelli (scesi da 10.251 del 2008 a 9.322 del 2012, con indice quinquennale negativo -9,1%), Ghizzoni ha risposto facendo presente che «le scelte in termini di assunzioni e di apertura sono sempre state effettuate in coerenza con il quadro economico tempo per tempo esistente. Osserva al riguardo che l’assetto organizzativo viene periodicamente adeguato all’evolvere del quadro economico e dei comportamenti della clientela: in particolare, l’apertura di nuovi punti vendita è un processo che tiene conto di diversi fattori quali il bilanciamento della presenza territoriale e il potenziale commerciale locale». Al riguardo va rammentato che Brienza nel suo intervento assembleare aveva richiamato la dichiarazione dell’ottobre 2010 a Londra con cui, diversamente da quanto poi verificatosi, Ghizzoni aveva garantito «l’apertura di 900 sedi fino al 2015, di cui 300 sportelli in Turchia, 300 sportelli in Romania, 120 filiali in Ungheria e altre 180 in ulteriori Paesi tramite auto finanziamento e senza aumenti di capitale, mantenendo peraltro la distribuzione di dividendo (fonte: “La Repubblica” 25/10/2010)».

6) Sulle eventuali responsabilità di amministratori e dirigenti di Unicredit e sui loro compensi, anche rispetto ai reiterati risultati negativi ed alla perdita record del 93% del titolo Unicredit negli ultimi cinque anni in Borsa («una vera e propria catastrofe per i titolari di azioni Unicredit»), Ghizzoni, che nel solo 2012 ha percepito compensi di euro 2.996.000 esclusi bonus e stock option (All.3A/Schema-7 bis Tab.1 alla pagina 42 volume Unicredit “Politica Retributiva di Gruppo 2013” Unicredit), ha dichiarato che «nei confronti dei dipendenti che compiano azioni contrarie a normative interne o di legge vengono regolarmente presi i necessari provvedimenti disciplinari e gestionali, in coerenza con la gravità del caso, mentre qualsiasi incentivo viene corrisposto al management verificata l’assenza – anche con il supporto delle funzioni di compliance (conformità) e di audit (revisione) – di violazioni di norme di compliance, condotta e comportamento. Inoltre tali incentivi sono soggetti a forma di differimento fino a 4 anni ed a clausole di restituzione (le cd. clausole di “clawback” revocatoria e “malus”), che garantiscono il pagamento solo in assenza di violazioni e di verifica della sostenibilità della performance dell’azienda in termini di profittabilità, liquidità e capitale».

7) Sulla reiterata richiesta di favorire la partecipazione degli azionisti all’evento assembleare con la previsione statutaria del voto per corrispondenza e/o del collegamento a distanza, l’Amministratore Delegato ha risposto come in precedenti assemblee: «Unicredit segue con attenzione, analogamente ad altre soluzioni percorribili, gli sviluppi tecnologici necessari per una sufficiente e sicura implementazione del voto a distanza, fermo che tale strumento, la cui adozione non si esclude per il futuro, presenta ancora incertezze tecnologiche in Italia che non lo rendono così appetibile dal punto di vista dei costi e dei benefici».

RISPOSTE DI GHIZZONI A DI LUCCHIO (pagg. 153-155)

8) In merito alle operazioni delle Obbligazioni Bancarie Garantite di Unicredit (avente come sottostante mutui residenziali ipotecari e/o mutui ipotecari commerciali e/o mutui erogati o garantiti da Amministrazioni Pubbliche) e in merito alle modalità con cui sono costruiti i relativi modelli valutativi, Ghizzoni ha informato che «Unicredit utilizza tali emissioni all’interno del piano finanziario di Gruppo, approvato dal Consiglio di Amministrazione. Queste emissioni, da un lato, favoriscono la generazione di liquidità stabile, contribuendo alla gestione degli sbilanci per scadenza tra attivi e passivi del bilancio della Società e, dall’altro, riducono il costo della raccolta sul mercato dei capitali, essendo garantite da un portafoglio di crediti». Inoltre in linea con la vigente normativa e con le richieste delle agenzie di rating sono «periodicamente effettuati i test atti a garantire il rapporto di copertura tra i crediti dati a garanzia e il nominale delle obbligazione emesse».

9) Sul possibile aumento dell’attività finanziaria della divisione Corporate and Investment Banking-CIB, anche per recuperare il terreno perduto e per compensare i deludenti risultati conseguiti nel 2012 da Family and Small Medium Enterprice (F&SME) Italia, l’Amministratore Delegato ha affermato che «l’attività finanziaria del Corporate Investment Banking (CIB) non verrà aumentata a discapito dell’attività bancaria tradizionale. Ricorda che il Commercial Banking è considerato strategico da Unicredit in tutti i segmenti di clientela e che l’attività di prestito tradizionale è affiancata da prodotti di Finanza Strutturata, Mercati di Capitali e di investimento per offrire un servizio sempre più ampio e completo alla clientela; tutto ciò in coerenza con la strategia CIB di Gruppo illustrata all’interno del piano industriale».

10) Alla domanda di Di Lucchio sulle partecipazioni detenute dal Gruppo Unicredit in società aventi sede nelle località “off-shore” di Isole Cayman, Nicosia, Singapore, Taipei in Taiwan, Wilmington nello Stato del Delaware (Usa), dove vi sono le più grandi giurisdizioni garantiste dell’anonimato societario, l’Amministratore Delegato ha risposto che esistono nel Delaware (Usa) alcune società del Gruppo Unicredit «costituite con una duplice finalità: provvedere all’emissione di strumenti subordinati Tier 1 destinati ad investitori americani; effettuare raccolta a breve termine di commercial paper sul mercato americano. Ricorda che tali società permettono al Gruppo l’accesso ai mercati americani, che i loro bilanci sono interamente consolidati in quello di Gruppo e che a prescindere dalla sede di una società appartenente al Gruppo, Unicredit adotta policy (politiche) sull’antiriciclaggio che definiscono gli standard che tutte le società controllate devono adottare». Inoltre il rispetto di tale policy è periodicamente verificato dalle strutture interne di controllo, compliance (conformità) e internal audit (revisione interna).

11) Sull’affidamento di ulteriori incarichi alla società KPMG (i cui compensi ricevuti dal Gruppo Unicredit dal 2007 al 2011 ammontano a 197,5 milioni di euro oltre accessori), Ghizzoni ha informato che «Unicredit ha conferito a tale società di revisione legale incarichi al di fuori della mera attività di revisione in conformità e nei limiti delle norme di legge e regolamentari applicabili, valutando caso per caso l’esperienza e la competenza necessarie per svolgere detti incarichi e tenendo conto delle eventuali richieste formulate dalle Autorità di Vigilanza o delle previsioni della normativa locale».

RISPOSTE DI GHIZZONIA DE BONIS (pagg. 155-158)

 12) Sulle risorse sottratte ai prestiti per le famiglie e per le piccole e medie imprese, in quanto destinate (per 8,7 miliardi di euro) all’acquisto di titoli Sovrani di Repubblica Ceca, Turchia, Ungheria e Spagna (dove Unicredit non ha una significativa presenza come in Germania, Austria e Polonia), Ghizzoni ha fatto presente che «l’investimento in titoli di Stato emessi in Repubblica Ceca, Turchia e Ungheria è stato effettuato dalle banche del Gruppo che hanno lì la propria sede, per consentire operazioni di tesoreria e di liquidità delle banche stesse. In tal modo, le banche vengono a detenere strumenti liquidi sui rispettivi mercati di competenza che sono funzionali alla gestione della liquidità e agli accessi alle rispettive banche centrali». L’investimento in titoli spagnoli è invece residuale, in quanto pari all’1,5% di tutte le esposizioni Sovrane complessive.

13) In merito alla domanda di De Bonis sull’esposizione di Unicredit in derivati di copertura e finanziari-speculativi (iscritti nel bilancio 2012 per l’impensabile somma complessiva di 3.292 miliardi di euro, come risulta alla pagina 412 tab. A.9 del bilancio consolidato) e in merito alle conseguenze positive e negative sul piano economico/finanziario e di liquidità per i prossimi esercizi del Gruppo, l’Amministratore Delegato ha dichiarato che Unicredit negozia strumenti derivati per coprire i rischi connessi all’attività con clientela ed i rischi di mercato per proprie attività e passività, affermando in proposito che «le fluttuazioni del valore di mercato che in futuro avranno i derivati non determineranno conseguenze rilevanti in termini di impatti economici e finanziari, che saranno compensati dall’andamento di segno opposto delle poste coperte».

14) Sulle operazioni in derivati finanziari-speculativi tra stesse società del Gruppo Unicredit (iscritti nel bilancio individuale 2012 per oltre 7 miliardi di euro, cfr. pagine 259 e 25 per la controllata Unicredit Bank AG), Ghizzoni ha risposto che «queste operazioni infra-gruppo in derivati perseguono l’obiettivo di centralizzare la gestione dei rischi finanziari connessi a tali derivati all’interno della «investment bank» del Gruppo, Unicredit Bank AG, permettendo di raggiungere economie di efficienza nella gestione» ed esse vengono eseguite in base a condizioni di mercato.

15) Sulla partecipazione detenuta da Unicredit nella Banca d’Italia, sulla sua classificazione e contabilizzazione al costo nel bilancio individuale 2012 e sulla rappresentazione dei diritti di voto collegati a tale partecipazione, l’Amministratore Delegato ha dichiarato che «la partecipazione nella Banca d’Italia risulta classificata tra le attività finanziare disponibili per la vendita, tra i titoli di capitale valutati al costo, come indicati alla voce 40 2.2, e ciò sia nel bilancio individuale di Unicredit S.p.A. del 2011 che in quello del 2012 (a pagina 97). La percentuale di possesso è pari al 22,11%, corrispondente a 66.342 azioni su 300.000, rappresentative del capitale sociale della Banca d’Italia. In merito alla contabilizzazione, precisa che Unicredit ritiene coerente il valore della partecipazione al costo in ragione della natura istituzionale della partecipazione stessa».

RISPOSTE DI GHIZZONI A ROSANIA (pagg. 158-161)

16) In merito alla posizione dei vertici di Unicredit sugli ultimi grandi e clamorosi scandali di primarie istituzioni bancarie e finanziarie, compiuti a distanza di anni dalle dichiarazioni sulla necessità di “ricostruzione e rifondazione del sistema bancario” rese nella riunione del G20 del 14 marzo 2009 a Horsham (Inghilterra) dall’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, attuale Presidente della Banca Centrale Europea (dopo avere chiesto alle banche, nel precedente G7 di Roma del 14 febbraio 2009, di tirare fuori dai bilanci tutti i titoli tossici), Ghizzoni ha evidenziato che Unicredit ha approntato policy (politiche) e procedure che puntano a limitare il rischio di coinvolgimento del Gruppo in casi come quelli descritti nell’intervento assembleare di Rosania, sottolineando che «ogni volta che si verificano nel mercato vicende quali il caso dei tassi sul Libor o sull’Euribor, la Banca provvede d’iniziativa ad un riesame ed all’eventuale aggiornamento di tali policy (politiche) e procedure, al fine di assicurare che queste siano costantemente adeguate per presidiare i potenziali rischi esistenti ed evitare possibili violazioni».

17) Alla domanda di Rosania se Unicredit detenga titoli tossici ed a quanto essi ammontino, Ghizzoni ha risposto che «l’esposizione in titoli strutturati di credito si è ridotta da 6,3 miliardi di euro circa, al dicembre 2011, a circa 5,8 miliardi di euro al dicembre 2012; di ciò vi è un riferimento alla pagina 369 della nota integrativa al bilancio consolidato depositato presso la sede sociale. Precisa che la buona qualità creditizia di questo portafoglio è testimoniata dal fatto che il 67% dell’esposizione ha un rating superiore ad A-, mentre il 29% ha il rating di tripla A; oltre l’82% della stessa è verso Paesi dell’Unione Europea; tale portafoglio non ha dato sinora luogo a nessuna significativa cancellazione».

18) Sull’ammontare totale dei contratti in derivati stipulati dal Gruppo Unicredit e sulle loro tipologie anche speculative (che secondo il giornale italiano “La Repubblica” del  25/01/2013 sono 118 miliardi di euro, circa il 12,4% dell’attivo di bilancio ed il 183,1% dei mezzi propri), l’Amministratore Delegato ha rinviato ad una sua precedente risposta, in cui precisava che «Unicredit non svolge attività volte ad assumere esposizioni dirette in derivati ma negozia tali strumenti soltanto con finalità di copertura del rischio di mercato, cioè dei rischi di negoziazione derivanti da attività con clientela, debitori o investitori, nell’ambito dei limiti definiti in coerenza con il complessivo appetito per il rischio. La Banca svolge, inoltre, attività di copertura del rischio di tasso d’interesse e di cambio derivante dalle proprie attività e passività».

19) Sull’ammontare dei prestiti erogati ad Unicredit dalla Banca Centrale Europea, Ghizzoni ha informato che al 31 marzo 2013 tali prestiti della BCE ammontavano a 26 miliardi di euro, includendo anche le operazioni con scadenza a tre anni.

20) Riguardo ad eventuali iniziative informative in campo finanziario rivolte ai giovani ed alle scuole, Ghizzoni ha posto in evidenza che «prima di tutto, Unicredit condivide l’obiettivo indicato da Rosania in quanto una solida educazione finanziaria è una componente fondamentale per lo sviluppo sostenibile della società» come anche per una migliore relazione tra banca e cliente. A tal fine, come riportato nel bilancio di sostenibilità 2012 di Unicredit, «il Gruppo ha coinvolto circa 138 mila persone in iniziative di formazione finanziaria in Italia, Germania e Austria. In particolare in Italia il programma di formazione finanziaria ha coinvolto dal suo lancio nel 2011 sino ad oggi più di 39 mila persone, per un totale di oltre 138 mila ore. In tale ambito, ai giovani sono stati dedicati 925 corsi a cui hanno partecipato 25.279 giovani».

21) Riguardo alla posizione dei vertici Unicredit sulla crescente concentrazione della ricchezza in Italia dopo la crisi del 2008 (secondo il recente studio della Banca d’Italia pubblicato nel supplemento al Bollettino statistico n.65 del 13.12.2012 dal titolo “La ricchezza delle famiglie italiane”), Ghizzoni ha affermato che la «crescente concentrazione del reddito in Italia» rientra in un fenomeno macroeconomico legato anche a scelte di politica economica rispetto alle quali Unicredit non ha un ruolo specifico. Peraltro «Unicredit è impegnata a mantenere il sostegno alle fasce reddituali meno abbienti sia attraverso l’offerta di soluzioni che consentono di affrontare l’attuale congiuntura negativa e le difficoltà che ne derivano per le famiglie, sia offrendo prodotti di credito che consentono di soddisfare i bisogni quotidiani. In questo senso la Banca ha erogato nei primi tre mesi dell’anno un volume di credito al consumo superiore al sistema, guadagnando quote di mercato».

22) In merito ad altra domanda di Rosania sul titolo di detenzione da parte di Unicredit delle sue più importanti e prestigiose sedi a Milano in piazza Cordusio e in piazza Aulenti ed a Genova in via Dante-piazza De Ferrari, Ghizzoni ha risposto che esse sono detenute a titolo di locazione passiva.

23) Alla ulteriore domanda di Rosania circa il reiterato ed anomalo superamento dei prezzi massimi da parte dei prezzi medi nelle quotazioni del titolo Unicredit avvenuto nei giorni 25, 26, 27, 28 e 29 giugno 2012 presso la Borsa Italiana, Ghizzoni ha detto che «i dati sul titolo pubblicati sul sito del Gruppo sono forniti e alimentati da fornitori esterni certificati. Nel periodo specificato il fornitore dei dati era la stessa Borsa Italiana».

24) Su eventuali pagamenti sanzionatori di Unicredit in materia fiscale e sulla diversa entità tra le originarie somme contestate dall’amministrazione finanziaria e quelle poi versate in sanatoria da Unicredit, Ghizzoni ha dichiarato che «a fronte di possibili contestazioni relative al regime fi scale di alcune operazioni di finanza strutturata realizzate negli anni dal 2006 al 2009, il 3 agosto 2012 Unicredit ha definito le residue potenziali pendenze corrispondendo un ammontare pari a 266 milioni di euro, di cui 229 milioni di euro a titolo di imposte e 37 milioni di euro per sanzioni e interessi, utilizzando peraltro un accantonamento già effettuato in precedenza. Il dettaglio di tale transazione è contenuto nella pagina 262 del progetto di bilancio individuale 2012» (poi divenuta pagina 237 nel testo definitivo).

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Terminano qui le risposte dell’Amministratore Delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ai quattro interventi svolti nell’assemblea dell’11 maggio 2013 a Roma dal gruppo dei soci di minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea delle province di Potenza, Avellino, Foggia e Salerno delle regioni Basilicata, Campania e Puglia del sud Italia. Nel fornire le risposte Ghizzoni, che ricopre la carica di Amministratore Delegato di Unicredit dal 30 settembre 2010 (dopo le dimissioni di Alessandro Profumo liquidato con 40,6 milioni di euro dal CdA Unicredit e poi approdato alla presidenza del Monte dei Paschi di Siena), è stato ancora una volta supportato dalla tradizionale consistente struttura tecnico-societaria e di staff presente in assemblea, di cui il Segretario del Consiglio di Amministrazione Lorenzo Lampiano rappresenta una delle massime espressioni. L’Amministratore Delegato ha cercato di rispondere alle questioni affrontate dalla minoranza proveniente dall’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia, ma secondo i componenti lucani gran parte delle risposte di Ghizzoni sono state parziali o generiche. E’ mancata poi l’importante risposta dei vertici Unicredit sulla “non attendibilità” dei bilanci della Banca di Roma dal 1992 al 1996, stesso periodo in cui la banca romana realizzò l’“affare” dell’acquisizione della Banca Mediterranea, come si rileva alle pagine 105-106 del libro “CONFITEOR”, l’intervista a Cesare Geronzi (ex Responsabile della Banca D’Italia ed ex Presidente di Banca di Roma/Capitalia, Mediobanca, Generali e Presidente della Fondazione Assicurazioni Generali) da parte di Massimo Mucchetti (ex vice Direttore del Corriere della Sera ed attuale parlamentare del partito democratico) edito a novembre 2012 da Feltrinelli. Come indicato nel precedente “RAPPORTO” assembleare pubblicato nell’estate 2012, i soci lucani continuano ad essere sorpresi del “particolare stato di privilegio” che continuano a godere gli amministratori e dirigenti di Unicredit, ritenuti del tutto irresponsabili rispetto ai nefasti risultati conseguiti, tanto da poter continuare a beneficiare di ingiustificate remunerazioni elevate, scollegate agli effettivi risultati economici del Gruppo Bancario (come in passato è avvenuto per l’ex Amministratore Delegato Alessandro Profumo e per l’ex Presidente Dieter Rampl ed ora accade per Federico Ghizzoni e i cd. “dirigenti con responsabilità strategiche“). E questo “particolare stato di privilegio”, che riguarda anche manager e amministratori delle altre banche, continua ad essere garantito soprattutto per l’inadeguatezza del quadro normativo ed ordinamentale che, dopo l’avvento della crisi finanziaria del 2008 (con recidiva nel 2011), non viene ancora efficacemente modificato dalle competenti Autorità istituzionali e politiche.

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Si conclude così il secondo “RAPPORTO” che – dopo quello realizzato lo scorso anno sull’assemblea dei soci 2012 di Unicredit – il settimanale Controsenso ha voluto pubblicare anche per la successiva assemblea tenuta l’11 maggio 2013 a Roma, con particolare riferimento alla posizione assunta dal gruppo dei soci risparmiatori di minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia, coinvolti nella complessa vertenza risarcitoria contro Banca di Roma/Capitalia ed Unicredit a seguito della discussa fusione per incorporazione dell’ex controllata banca meridionale, varata a maggioranza il 26 aprile 2000 a Potenza.

Nel ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile per la seconda volta la realizzazione dell’iniziativa giornalistica, Controsenso si augura di essere riuscito a fornire anche quest’anno un’adeguata informazione su temi che – come segnalato nel “RAPPORTO” pubblicato lo scorso anno – pur intrisi di alcuni tecnicismi, sono strettamente connessi alla crisi economica e finanziaria che si continua a vivere quotidianamente in Italia, in Europa e nel  mondo.

Fine del 2° Rapporto di Controsenso