Controsenso 6.7.2013 – IV Parte del 2° Rapporto
Continuazione del precedente articolo del 29 giugno 2013
I LUCANI SULLA CATASTROFE ALL’UNICREDIT
IV Parte 2013 – Elman Rosania conclude gli interventi della minoranza ex Banca
Mediterranea dopo Vittorio Brienza, Gianpaolo Di Lucchio e Michele De Bonis
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I tre precedenti numeri del 15, 22 e 29 giugno 2013 del settimanale Controsenso hanno fornito informazioni sulla posizione assunta l’11 maggio 2013 a Roma nell’assemblea degli azionisti Unicredit dal gruppo di minoranza proveniente dall’ex controllata Banca Mediterranea ed impegnato da oltre dodici anni in una complessa vertenza per ottenere il risarcimento dei danni patiti dalla contestata ed “ingiusta” fusione per incorporazione della stessa Mediterranea. Questa fusione fu varata a maggioranza nell’aprile 2000 a Potenza soltanto per il voto determinante espresso dall’allora controllante Banca di Roma/Capitalita, poi confluita nel 2007 in Unicredit, il primo gruppo bancario italiano. Come già segnalato ai lettori di Controsenso, le relative notizie sono state acquisite attraverso la pubblicazione del verbale ufficiale dell’assemblea degli azionisti Unicredit che, rispetto ai 467.000 soci effettivi, è stata partecipata soltanto da 43 soggetti aventi diritto al voto in proprio e per delega, che hanno rappresentato il 52,7% del capitale sociale.
A questa assemblea romana hanno preso parte anche i lucani Elman Rosania, Michele De Bonis, Vittorio Brienza, Gianpaolo Di Lucchio ed Alfredo Sonnessa, che insieme ad altri 10 votanti (detentori della piccola quota di capitale 0,02%) si sono espressi contro l’approvazione del bilancio 2012 di Unicredit. Dopo gli interventi di Brienza, Di Lucchio e De Bonis riportati nei tre precedenti numeri di Contronsenso, che hanno tra l’altro evidenziato «una vera catastrofe per i soci risparmiatori di Unicredit» a causa della colossale e smisurata perdita del 93% di valore del titolo Unicredit negli ultimi cinque anni, i contributi dei lucani in assemblea sono stati chiusi da Elman Rosania (pagine 108-116), il socio di minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea da oltre dodici anni alla guida del gruppo meridionale di riferimento nella complessa vertenza risarcitoria contro Banca di Roma/Capitalia ed Unicredit.
Va segnalato che, per conto dei soci di minoranza dell’ex Mediterranea, poco dopo l’apertura dei lavori assembleari Rosania ha letto una dichiarazione, che non è stata riportata integralmente nel verbale assembleare ufficiale nonostante la sua richiesta esplicita, contenente tra l’altro l’opposizione alla nomina del notaio Salvatore Mariconda a Segretario dell’assemblea ordinaria, che è stata respinta a maggioranza in assemblea. Nella dichiarazione, come innanzi detto non riportata a verbale, il gruppo dei soci dell’ex Mediterranea ha anche chiesto alla presidenza assembleare di avere notizie sulla presenza o meno in sala di esponenti od incaricati delle Autorità di controllo della Banca d’Italia e Consob, ai cui vertici lo stesso gruppo minoritario del sud Italia aveva inoltrato «il 3 maggio 2013 nota formale, chiedendo di valutare la loro partecipazione per osservare e seguire direttamente i lavori assembleari di Unicredit anche al fine di verificare la positività della condotta della presidenza ed i metodi di redazione del relativo atto formale del verbale».
Nel successivo dibattito sul bilancio 2012 Rosania ha affermato l’esiguità del dividendo di 9 centesimi di euro per azione, che in verità va ridotto di dieci volte a 9 millesimi di euro, se si considera il valore del titolo enormemente ribassato a fine dicembre 2011 per l’accorpamento di 10 azioni Unicredit in una sola. Questa operazione di accorpamento è stata funzionale all’aumento del capitale sociale di 7,5 miliardi di euro, promosso nel 2012 da Unicredit, il cui diritto di opzione riconosciuto ai soci (per acquistare 2 azioni di nuova emissione al prezzo scontato di € 1,942 cadauna) veniva stimato € 1,35 in primis dai manager di Unicredit Alessandro Ghizzoni e Marina Natale e poi subiva «clamorose oscillazioni in Borsa tra i valori minimo (di € 0,431) e massimo (di € 2,934), raggiungendo percentuali fino a +600% durante le negoziazioni concluse in soli 11 giorni di calendario borsistico ed intercorse dal 9 al 20 gennaio 2012» (cfr. pagina 120 verbale precedente assemblea 11 maggio 2012).
Ma ritornando al modesto dividendo azionario 2012 deliberato a maggioranza da Unicredit, esso è stato peraltro ottenuto tramite sostanziali meccanismi fiscali di recupero di imposte e l’Unicredit è stata paragonata a quel contadino che quando la sua mucca fa poco latte, invece di curare la mucca, allunga il poco latte con l’acqua.
Rosania ha poi richiamato le dichiarazioni sulla necessità della ricostruzione e rifondazione del sistema bancario rese il 14 marzo 2009 al G20 di Horsham (Inghilterra) dall’ex Governatore della Banca d’Italia ed attuale Presidente della Bce Mario Draghi che, nel precedente G7 del 14 febbraio 2009 a Roma, aveva pure invitato pubblicamente le banche a tirare fuori tutti i titoli tossici ed a fare pulizia nei bilanci.
A distanza di circa quattro anni da quelle dichiarazioni Rosania ha chiesto di conoscere la posizione dei vertici Unicredit in merito ai grandi e clamorosi scandali bancari e finanziari scoppiati nel 2012-2013, tra cui:
1. lo scandalo della manipolazione dei tassi falsi Libor per circa 800.000 miliardi di dollari (8 volte circa il Pil mondiale), che ha visto coinvolte anche le banche Barclay, Citigroup, Deutsche Bank, HSBC Holdings, J.P. Morgan, Royal Bank of Scotland, UBS;
2. lo scandalo dell’altra manipolazione dei tassi medi Euribor calcolati sui prestiti interbancari di 44 banche europee unitesi in cartello;
3. lo scandalo del finanziamento alla criminalità organizzata da parte di Massimo Ponzellini ex Presidente della Banca Popolare di Milano posto agli arresti domiciliari nel maggio 2012;
4. lo scandalo del riciclaggio di denaro sporco di Deutsche Bank secondo l’indagine delle Autorità statunitensi;
5. lo scandalo del malaffare nel Monte Paschi Siena sull’acquisto di Banca Antonveneta e sui contratti derivati Alexandria e Santorini, per i quali è coinvolto l’allora Presidente in carica dell’Abi (l’Associazione di tutte le banche italiane) e del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari e per i quali si è aperto il dibattito sull’efficacia dei controlli o sui non controlli effettuati dalla Banca d’Italia, all’origine degli accadimenti guidata da Mario Draghi, attuale Presidente della Bce.
Rosania poi ha formulato una serie di domande e ha chiesto di sapere: se esistono titoli tossici in Unicredit; a quanto ammontano le cancellazioni del Gruppo Unicredit negli ultimi cinque anni; quanto ha pagato Unicredit per eventuali sanzioni fiscali od accordi conclusi con Autorità competenti in materia fiscale e quanto era l’iniziale somma richiesta alla Banca dalle dette Autorità; a quanto ammontano i derivati stipulati dal Gruppo Unicredit (indicati il 25.01.2013 dalla stampa nazionale in 118 miliardi di euro, circa il 12,4% dell’attivo di bilancio ed il 183,1% dei mezzi propri) e quali sono le loro tipologie speculative; quanti sono i titoli dello Stato Italiano acquistati dal Gruppo Unicredit; quale è l’entità del finanziamento complessivo elargito dalla Bce ad Unicredit e quando esso va restituito; se soddisfa il livello di caduta di redditività delle attività creditizie di Unicredit e delle prime dieci banche italiane oggetto dell’incontro di novembre scorso col Governatore della Banca d’Italia (riportato dalla stampa il 20 novembre 2012); se vi sono state da parte di Unicredit iniziative di informativa sui temi finanziari ai giovani; a quale titolo sono detenuti gli immobili degli uffici di direzione di Unicredit a Milano nella sede di piazza Cordusio e nei nuovi locali di piazza Aulenti ed a Genova nella sede storica; cosa pensano i vertici Unicredit sulla concentrazione della ricchezza avvenuta nel Paese dopo la crisi finanziaria secondo il recente studio della Banca d’Italia pubblicato nel supplemento al Bollettino statistico n.65 del 13.12.2012 dal titolo “La ricchezza delle famiglie italiane”.
Passando ad altro argomento Rosania ha richiamato alcuni passi del recente libro “CONFITEOR”, l’intervista a Cesare Geronzi (ex responsabile della Banca d’Italia ed ex Presidente di Banca di Roma, Capitalia, Mediobanca, Generali ed attuale Presidente della Fondazione Generali) da parte di Massimo Mucchetti (ex vice direttore del quotidiano italiano “Corriere della Sera” ed attuale parlamentare del partito democratico), avente il sottotitolo “Potere, Banche ed Affari. La Storia mai raccontata”, pubblicato nel novembre 2012 dall’editore Feltrinelli. Nel libro peraltro viene riconosciuta l’esistenza del conflitto d’interessi tra molti azionisti nelle banche e nelle istituzioni finanziario-assicurative italiane, anche in virtù del consolidato sistema delle partecipazioni incrociate: questioni che «non sono un affare per i poverelli di Assisi», come è testualmente scritto alla pagina 224 del volume. Rosania ha chiesto di conoscere l’opinione dei vertici di Unicredit in merito alle risposte fornite dall’intervistato Geronzi (riportate alla pagina 106 del libro e rese dopo circa quindici anni dagli accadimenti) sulla “non attendibilità” dei bilanci dal 1992 al 1996 della Banca di Roma, nata a seguito della fusione dei tre istituti di credito Banco di Santo Spirito, Banco di Roma e Cassa di Risparmio di Roma. Infatti, come rilevato dall’intervistatore Mucchetti, dopo quattro anni di sostanziali utili emergeva soltanto nel 1997 la colossale perdita di 3.156 miliardi di lire nella Banca di Roma, che peraltro in quello stesso periodo (1994-1995) riusciva a realizzare l’ “affare” dell’acquisizione della Banca Mediterranea. E tale opinione ai vertici di Unicredit è stata richiesta anche in ordine ai vantaggi che la predetta operazione di acquisizione della Banca Mediterranea determinava in relazione al successivo inglobamento nel 2007 in Unicredit del Gruppo Banca di Roma guidato da Cesare Geronzi.
Sul tema della persistente scarsissima partecipazione dei soci o loro delegati alle assemblee societarie, trattato in diverse altre precedenti assisi, Rosania ha richiamato il bassissimo indice percentuale dei votanti in proprio e per delega alle assemblee degli azionisti Unicredit (citando l’indice 0,00009% della precedente assemblea di bilancio tenuta lo scorso anno 2012 a Roma: 44 votanti a fronte di 467.000 soci Unicredit effettivi, in rappresentanza del 45% del capitale sociale). In merito a tale specifico punto egli ha depositato alla presidenza assembleare un prospetto-tabella composto da un solo foglio ed intitolato “Soci e Capitale Partecipi nel 2000-2012 alle Assemblee di Banca di Roma-Capitalia-Unicredit”, quale parte integrante del suo intervento scritto, nonché «rispettoso e concreto contributo offerto alla vita del Gruppo Unicredit da parte dei soci persone fisiche provenienti dall’ex controllata Banca Mediterranea».
Trattando poi l’informativa del titolo Unicredit il rappresentante lucano ha espresso preoccupazione per le diverse, ripetute e persistenti anomalie informative sul citato titolo Unicredit rese al mercato ed al pubblico. Ciò è accaduto, tra l’altro, dal 25 al 27 giugno 2012, quando alla chiusura della Borsa Italiana i prezzi medi progressivi 2,9326 euro di lunedì 25 giugno e 2,5903 euro di martedì 26 giugno e 2,63841 euro di mercoledì 27 giugno 2012 sono risultati superiori ai rispettivi prezzi massimi di giornata del titolo Unicredit di 2,678 euro, 2,524 euro e 2,516 euro. Tali irregolarità informative, peraltro proseguite giovedì 28 giugno e venerdì 29 giugno 2012, sono state segnalate con lettera del 28 giugno 2012 inviata ai vertici di Borsa Italiana, Banca d’Italia e Consob dalla rappresentanza (soci Telesca, Notargiacomo, Cappiello, Potenza) del gruppo di minoranza dell’ex Banca Mediterranea, nonché con recente lettera del 2 maggio 2013 inoltrata anche ai vertici di Unicredit: queste lettere però sono rimaste ancora senza riscontro. E poiché persistono erroneità di alcuni dati informativi del titolo Unicredit forniti al pubblico sui web di Borsa Italiana e di Unicredit, i soci del gruppo di minoranza dell’ex Banca Mediterranea hanno formulato ulteriori riserve.
All’intervento di Rosania innanzi illustrato, come pure a quelli di Brienza, Di Lucchio e De Bonis riportati nei tre precedenti numeri di Controsenso (15, 22 e 29 giugno 2013) ha fornito risposte l’Amministratore Delegato di Unicredit Ghizzoni, che però sono state ritenute del tutto insoddisfacenti dai lucani in sede di replica (pagine 164-166); e nella replica è stata pure richiamata la nota affermazione del banchiere e storico Presidente di Mediobanca Enrico Cuccia, quando questi scriveva nel 1993 all’allora Presidente dell’Iri Romano Prodi riferendosi all’“uomo della strada” impotente davanti agli incomprensibili bilanci ufficiali delle banche ed incapace di veder chiaro negli stessi bilanci, come riportato alle pagine 99 e 150 di “CONFITEOR”, il libro-intervista al banchiere Cesare Geronzi citato in precedenza.
Le risposte dei vertici di Unicredit saranno oggetto di informativa nel prossimo numero del giornale e si preannuncia che, per il solo intervento svolto da Rosania, esse hanno riguardato: la posizione sugli scandali bancari e finanziari nel 2012, i titoli tossici e il loro ammontare, l’entità dei derivati e loro tipologia, i prestiti erogati dalla Banca Centrale Europea, le iniziative informative in campo finanziario per i giovani e le scuole, la crescente concentrazione del reddito in Italia, il titolo di detenzione degli immobili delle sedi principali di Unicredit a Milano e Genova, le incongruenze informative del titolo quotato in Borsa e gli accordi fiscali con l’amministrazione finanziaria (pagg.158-161 verbale).
Il 2° Rapporto di Controsenso continua nell’articolo del 13 luglio 2013