Controsenso 22.6.2013 – II Parte del 2° Rapporto
Continuazione del precedente articolo del 15 giugno 2013
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I LUCANI SULLA CATASTROFE ALL’UNICREDIT
II Parte 2013 – L’intervento di Gianpaolo Di Lucchio dopo quello di Vittorio Brienza
In prima ed undicesima pagina del precedente numero del 15 giugno 2013 Controsenso ha dato notizia della posizione assunta l’11 maggio 2013 a Roma nell’assemblea dei soci Unicredit dal gruppo di minoranza proveniente dall’ex controllata Banca Mediterranea (con sede sociale a Pescopagano in provincia di Potenza) ed impegnato da oltre dodici anni in una complessa vertenza risarcitoria contro Banca di Roma/Capitalia ed Unicredit per i gravi danni subiti. Dal verbale ufficiale di recente pubblicazione si evince che all’assemblea romana hanno preso parte anche i lucani Elman Rosania, Gianpaolo Di Lucchio, Alfredo Sonnessa, Vittorio Brienza e Michele De Bonis che hanno svolto quattro interventi successivi e coordinati (pagine 88-115 verbale) e che insieme ad altri 10 aventi diritto al voto in proprio e per delega (detentori di piccola quota di capitale) hanno votato contro l’approvazione del bilancio 2012 di Unicredit.
Subito dopo l’intervento di Vittorio Brienza riportato nel precedente numero del giornale, che ha trattato tra l’altro la colossale smisurata perdita del 93% di valore del titolo Unicredit negli ultimi cinque anni in Borsa «vera e propria catastrofe per i soci e risparmiatori titolari di azioni Unicredit», ha preso la parola in assemblea Gianpaolo Di Lucchio (pagine 95-101 verbale).
Di Lucchio, nel proseguire l’analisi svolta da Brienza, ha affermato che le banche concorrono a determinare la crisi anche quando favoriscono cospicue e concentrate vendite di immobili, tramite le quali contribuiscono alla caduta dei prezzi e dei valori delle garanzie reali acquisite, incidendo così pure «sull’aumento di perdite su crediti diretti o cartolarizzati».
Infatti dal consuntivo dei bilanci consolidati dal 2010 al 2012 del Gruppo Unicredit è emersa «una contrazione di circa 800 milioni di euro delle attività materiali (terreni e fabbricati) per uso funzionale e per investimento».
Sul punto risulta che a fine gennaio 2012 con l’avvio del programma di Obbligazioni Bancarie Garantite della Banca, cosiddetto Nuovo Programma OBG o Covered Bond «non dotato di alcun rating specifico ed avente come sottostante mutui residenziali ipotecari e/o mutui commerciali ipotecari e/o mutui erogati o garantiti da Amministrazioni Pubbliche», Unicredit ha ceduto mutui residenziali a privati per circa 18,2 miliardi di euro e mutui commerciali a imprese per circa 3,5 miliardi di euro, emettendo per entrambi i programmi 33 serie di Obbligazioni Bancarie Garantite di 28,2 miliardi di euro, di cui 17,9 miliardi di euro ritenuti all’interno di Unicredit spa. E poiché i titoli in circolazione si riferiscono a complessivi 170,4 miliardi di euro, di cui ai fini del fair value 97,9 miliardi di euro classificati a livello 2 ed altri 22,1 miliardi di euro a livello 3 con modelli valutativi riferiti prevalentemente ad imput non osservabili sul mercato, Di Lucchio ha chiesto ai vertici di Unicredit adeguate informazioni sulla costruzione dei detti modelli valutativi.
Passando successivamente ad esaminare la crescente e forse centrale attività finanziaria della divisione CIB Corporate and Investment Banking di Unicredit che ha «il margine di intermediazione più alto dell’intero Gruppo Unicredit con 7 miliardi di euro (in leggero calo rispetto a 7,2 miliardi di euro del 2011) ma pure il più elevato ammontare di rettifiche su crediti ed accantonamenti con 4,6 miliardi di euro ed un costo del rischio di 217 punti base», Di Lucchio ha domandato ai vertici Unicredit se questa attività finanziaria sarà intensificata negli esercizi successivi a scapito delle attività tipiche di banca commerciale, al fine di «recuperare il terreno perduto e compensare i deludenti risultati conseguiti nel 2012 da Family and Small Medium Enterprice (F&SME) Italia con utile lordo negativo cresciuto a -1.013,4 milioni di euro rispetto a -247,5 milioni di euro nel 2011».
In merito poi alle oltre 750 società del Gruppo Unicredit partecipate in via esclusiva o in modo congiunto, Di Lucchio si è soffermato sulla controllata Unicredit Bank AG e sulle altre partecipazioni in società con attività e patrimonio imprecisati, allocate nelle località off shore di Isole Cayman, Nicosia, Singapore, Taipei in Taiwan, Wilmington nello Stato americano del Delaware dove vi è la più grande giurisdizione garantista dell’anonimato societario, purché non si operi in territorio statunitense ma, ad esempio, in Svizzera tramite l’apertura di apposite succursali delle società (dichiarazione dell’esperto penale Gian Gaetano Bellavia trasmessa il 5 maggio 2013 dalla televisione italiana Rai 3 nel noto programma Report, a cui peraltro in passato hanno rilasciato interviste anche il Vice Presidente Unicredit Fabrizio Palenzona, l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti e l’ex Amministratore Delegato di Unicredit ed attuale Presidente del Monte Paschi di Siena Alessandro Profumo).
Nel rammentare che il tema delle società partecipate off shore nell’assemblea di bilancio di Unicredit dello scorso anno era stato affrontato da Ivana Pipponzi per il gruppo di minoranza meridionale dell’ex Banca Mediterranea, Di Lucchio ha chiesto ai vertici societari di Unicredit di rendere noti «lo scopo sociale, le attività prevalenti ed i risultati dell’ultimo bilancio (se depositato) delle società off shore partecipate, nonché le ragioni della persistenza nel Gruppo di interessenze di questa specie, in tempi in cui la comunità internazionale appare particolarmente impegnata in azioni contro il riciclaggio e contro i grandi evasori fiscali».
A chiusura del suo intervento Di Lucchio ha formulato domande sui molteplici incarichi conferiti dall’intero Gruppo Unicredit alla società di revisione contabile Kpmg, che dal 2007 ha percepito compensi per 197,5 milioni di euro, nonché sulla diversificazione degli incarichi di specie ad altri soggetti competenti.
Subito dopo gli interventi di Vittorio Brienza e Gianpaolo Di Lucchio, per il gruppo di minoranza dell’ex controllata Banca Mediterranea, hanno preso la parola Michele De Bonis, sui derivati e sulla partecipazione detenuta da Unicredit in Banca d’Italia, ed Elman Rosania, di cui si darà notizia nei prossimi numeri del giornale, insieme alle risposte loro fornite dall’Amministratore Delegato di Unicredit Federico Ghizzoni (pagine 149-161 verbale).
Queste risposte sono state ritenute del tutto insoddisfacenti dai lucani in sede di replica (pagine 164-166 verbale), nella quale è stata peraltro richiamata l’affermazione del banchiere e storico Presidente di Mediobanca Enrico Cuccia, quando questi scriveva nel 1993 all’allora Presidente dell’Iri Romano Prodi riferendosi all’ “uomo della strada” impotente davanti agli incomprensibili bilanci ufficiali delle banche ed incapace di veder chiaro negli stessi bilanci; dichiarazione riportata alle pagine 99 e 150 del libro “CONFITEOR”, l’ampia intervista a Cesare Geronzi (ex Responsabile della Banca d’Italia ed ex Presidente di Banca di Roma/Capitalia, Mediobanca, Generali ed attuale Presidente della Fondazione Generali) da parte di Massimo Mucchetti (ex vice direttore del Corriere della Sera ed attuale parlamentare del partito democratico) con il sottotitolo “Potere, Banche ed Affari, la Storia mai raccontata”, edito a novembre 2012 da Feltrinelli.
Ad ogni modo si preannunzia che le risposte dell’Amministratore Delegato di Unicredit Ghizzoni al solo intervento di Di Lucchio innanzi illustrato, di cui si darà notizia nei prossimi numeri di Controsenso, hanno riguardato: le operazioni delle Obbligazioni Bancarie Garantite sugli immobili e relativi modelli valutativi, l’attività finanziaria della divisione CIB–Corporate and Investment Banking e di banca commerciale tradizionale ed i molteplici incarichi conferiti alla società di revisione Kpmg (pagine 153-155 verbale).
Il 2° Rapporto di Controsenso continua nell’articolo del 29 giugno 2013