Controsenso 14.6.2014 (“SPECULAZIONE BANCARIA IN BORSA SENZA PRECEDENTI” con intervista a Michele De Bonis esponente del gruppo dei soci/risparmiatori di minoranza dell’ex Banca Mediterranea del sud Italia)

 

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  «SPECULAZIONE BANCARIA IN BORSA SENZA PRECEDENTI» 
(con intervista a Michele De Bonis esponente del gruppo dei soci/risparmiatori dell’ex Banca Mediterranea del sud Italia)


«SI E’ VERIFICATA A GENNAIO 2012 NELL’AUMENTO DI CAPTALE SOCIALE DI UNICREDIT E PUO’ RIPETERSI AL MONTE DEI PASCHI DI SIENA, IL CUI AUMENTO DI CAPITALE IN ATTO TERMINERA’ IL 20 GIUGNO 2014 IN BORSA»
AFFERMA MICHELE DE BONIS DEL GRUPPO DI MINORANZA DELL’EX CONTROLLATA BANCA MEDITERRANEA

 

Secondo i dati forniti dalla Consob nel capitale sociale dei primi quattro istituti di credito italiani è preponderante il do di investimento statunitense Blackrock, detentore in Unicredit del 5,246%, in Intesa San Paolo del 5,004%, nel Monte dei Paschi di Siena del 3,229% (fino al 15.4.2014 il 5,748%) e nel Banco Popolare del 6,851%, mentre nelle primarie aziende pubbliche Eni ed Enel la Banca Centrale la Banca Centrale della Cina ha acquisito il 2% del capitale sociale.
Questa (s)vendita di importanti pezzi economico-finanziari del Paese coincide con la stagione degli aumenti di capitale sociale di diversi istituti di credito italiani, che meriterebbero adeguato studio ed approfondimento. Infatti da poco il Banco Popolare (4a banca italiana che ha accorpato 10 azioni in 1 sola) e il Credito Valtellinese hanno concluso i loro aumenti di capitale per rispettivi 1,5 e 0,4 miliardi di euro. Per il Monte dei Paschi di Siena (3a banca italiana che ha accorpato 100 azioni in 1 sola) presieduto da Alessandro Profumo (ex AD Unicredit fino al 21 settembre 2010) l’aumento è stato autorizzato con negoziazione dei “diritti di opzione” tra il 9 e 20 giugno 2014 e la prima banca elvetica UBS (peraltro coinvolta dal 2012 negli scandali dei tassi falsi Libor) dell’AD Sergio Ermotti (già vice di Profumo in Unicredit) è stata posta alla guida dell’importante “consorzio di garanzia”, mentre «l’ammontare complessivo delle spese, inclusivo delle commissioni massime riconosciute ai membri del consorzio di garanzia, è stato stimato in circa 260 milioni di euro» (pag.499 prospetto relativo all’offerta in opzione dell’aumento MPS).

«L’operazione di aumento del capitale sociale del Monte dei Paschi di Siena per 5 miliardi di euro autorizzata da Consob e Banca D’Italia e da concludersi entro il prossimo venerdì 20 giugno presso la Borsa Italiana (ormai di proprietà di privati inglesi) – afferma Michele De Bonis del gruppo di minoranza dell’ex controllata lucana Banca Mediterranea – segue l’impostazione dell’aumento di capitale attuato a gennaio 2012 da Unicredit per 7,5 miliardi di euro, forse il più mastodontico e raffinato caso speculativo bancario-finanziario dal dopoguerra ad oggi, come ha dichiarato l’onorevole Carlo Sibilia il 28 gennaio 2014 alla Camera dei Deputati e il 13 maggio 2014 all’assemblea dei soci Unicredit a Roma.  Del resto le risultanze della detta operazione dagli oscuri risvolti speculativi sono riscontrabili nel documento analitico prodotto dalla minoranza lucana dell’ex Banca Mediterranea all’assemblea straordinaria dei soci del Monte dei Paschi tenuta il 28 dicembre 2013 a Siena (prospetto dati e grafico all’allegato “I” del verbale), ivi presente in veste osservativa».
Questo documento (fondato su centinaia di files informatici esclusivi, peraltro omaggiati in una penna usb al Presidente di Unic redit Giuseppe Vita durante la recente assemblea dei soci il 13 maggio 2014 a Roma), precisa De Bonis, «evidenzia le colossali oscillazioni fi no al 600%, avvenute nei 12 giorni di quotazione in Borsa dei “diritti di opzione” di Unicredit, tra il minimo di 0,431 euro (del 9.1.2012) e il massimo di 2,934 euro (del 19.1.2012).
E questa mega oscillazione del 600%, se rapportata al rendimento dell’interesse annuo, realizza lo stratosferico “tasso di interesse/rendimento di periodo” del 18.249,00 % in soli 12 giorni, ovvero – numeri alla mano – percentuali pari a circa 1.000 volte il tasso usura».
Aggiunge poi De Bonis, che «se da una parte la speculazione, in termini e modalità ordinarie, aumenta la liquidità del mercato a beneficio di tutti, dall’altra occorre sempre verificare e controllare le motivazioni che muovono l’attività speculativa e le modalità con le quali la stessa si esplica: compito che la legge affida alla Consob. Potrebbe trattarsi di trading, con il quale si tende a sottovalutare o sopravvalutare le singole azioni, per cui il movimento dei prezzi del mercato si avvicina al loro valore di equilibrio.
Ma, con particolare riferimento alle forti speculazioni in brevi periodi, spesso si tratta di scommesse alla cieca che non tengono conto del valore fondamentale delle azioni. Un’attività preponderante di questo tipo porta alla formazione di prezzi di mercato che si discostano dal vero valore delle azioni, comportando grossi squilibri e grande volatilità. Così facendo i prezzi diventano non veritieri ed il mercato perde di credibilità a danno della collettività.
A questo proposito, è stato affermato dal deputato Carlo Sibilia e dal rappresentante del gruppo Elman Rosania alle assemblee dei soci di Unicredit (Roma 13.5.2014) e di Intesa Sanpaolo (Torino 8.5.2014 in veste osservativa), che la speculazione potrebbe degenerare in aggiotaggio mediante la manipolazione operativa (cd. market based manipulation) e la manipolazione informativa (cd. information based manipulation) ovvero, a seconda dei casi, sfociare nell’ “insider trading”.
Si tratta di comportamenti che, generalmente, si manifestano nella diffusione di notizie false, finalizzate a generare un movimento al rialzo o al ribasso delle quotazioni di Borsa ovvero nell’operatività di soggetti sui mercati finanziari finalizzata allo sfruttamento di informazioni non ancora di pubblico dominio (cd. informazione privilegiata o anche insider information) e che, se diffuse sul mercato, determinerebbero una variazione di prezzo dei titoli.
Non a caso, per individuare od evitare il verificarsi e protrarsi di fenomeni di abuso nei mercati finanziari è da tempo istituita la Consob, l’Autorità di vigilanza a cui spetta il controllo sui mercati mediante adeguate, tempestive ed efficaci procedure (non limitate al M.A.D. Market Abuse Directive)».
L’operazione dell’aumento di capitale senza precedenti in Unicredit, prosegue De Bonis, «si è consumata dopo l’annuncio della riduzione del 43,3% del prezzo di acquisto dell’azione opzionata di nuova emissione, cd. “sconto sul TERP” (Theoretical Ex Right Price, prezzo teorico ex diritto citato a pag.60 nota informativa a Consob), calcolata in base alla quotazione del giorno precedente e resa pubblica il 4 gennaio 2012 dai vertici di Unicredit prima dell’apertura della Borsa e dopo avere il Consiglio di Amministrazione di Unicredit recepito le relative proposte dell’Amministratore Delegato Federico Ghizzoni e del “Chief Financial Officier” Marina Natale.
E poiché il Monte dei Paschi di Siena ha seguito l’impostazione dell’aumento di capitale sociale attuato a gennaio 2012 in Unicredit, la stessa speculazione può ripetersi in Borsa nell’aumento di capitale MPS di questi giorni e per altre operazioni di specie».

Richiamando poi quanto già dichiarato in sede assembleare dal gruppo ex Banca Mediterranea, De Bonis non comprende perché nella gestione degli aumenti di capitale sociale «gli istituti di credito italiani continuano a rivolgersi a “consorzi di garanzia” di banche estere, che includono i colossi UBS, Barclay, Citigroup, J.P. Morgan, Sociètè Génèrale coinvolti nei clamorosi scandali della manipolazione dei tassi falsi Libor per circa 800 mila miliardi di dollari e dei tassi falsi Euribor per il cartello costituito da 44 banche europee»; “consorzi di garanzia” a cui vanno lauti compensi per consulenze e commissioni, ammontati nell’aumento di capitale di Unicredit del gennaio 2012 a 250 milioni di euro (pag.65 nota informativa a Consob) e previsti per quello in atto al MPS in 260 milioni di euro (pag. 499 prospetto offerta in opzione).
«E’ necessario ed opportuno che si operi seriamente e celermente per la revisione e la ricostruzione dei sistemi ordinamentali e di controllo bancario-finanziario vigenti, che consentono operazioni speculative inimmaginabili, come l’aumento del capitale sociale di Unicredit, gruppo bancario italiano che ha partecipazioni rilevanti in circa 42 società aventi sede in località off shore e in Lussemburgo e che per circa 14 di queste società non fornisce neppure bilanci e atti contabili; gruppo bancario italiano che peraltro – ha concluso De Bonis – nei soli ultimi sei esercizi 2008-2013 ha vanificato almeno 100,5 miliardi di euro tra cancellazioni e rettifiche per svalutazioni su crediti, avviamenti e immobilizzazioni, cui vanno aggiunti 18,5 miliardi di euro per aumenti di capitale e altri conferimenti effettuati dai soci nel 2009-2012: una catastrofe gestionale e societaria già dichiarata dal gruppo nelle assemblee Unicredit 2011-2013».

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